QUELLE FOTOGRAFIE, UN RACCONTO CHE PROFUMA DI ARTE
Di Giammarco Puntelli - Critico d’Arte
Fare fotografie è un gesto, convenzione o arte dipende dal cuore, sensibilità e capacità di chi preme quei tasti.
In vent’anni di critica d’arte, direzione di eventi e manifestazioni ho visto il lavoro di tanti fotografi. Ho visto tante foto che mi riportavano un’opera d’arte, un’immagine di un momento ad un’inaugurazione.
Mauro Ceresa fa un altro lavoro, è all’interno di un’altra missione.
L’ho conosciuto grazie ad Elvino Motti. L’ho visto lavorare e ho visto le sue foto. Ho compreso cosa significa passione, professionalità e sensibilità in quel mestiere. I suoi lavori hanno tre caratteristiche che notiamo nei grandi fotografi, spesso quelli che ci raccontano per immagini le guerre, con i sentimenti, la disperazione, i volti che rispecchiano quelle triste realtà.
Facendo anche il giornalista, ho capito che gli inviati di guerra devono avere una professionalità e una sensibilità unica nel raccontare il tutto con uno scatto.
In Mauro Ceresa ho visto tutto questo.
Riconosco in lui una grande capacità tecnica. Questa è necessaria ma non basta a raccontare arte complicata come quella di Elvino Motti o di altre situazioni.
Ecco in Mauro le altre due caratteristiche: la grande passione nella ricerca dell’attimo giusto e quella sensibilità di cogliere l’essenza dell’opera un’arte, del gesto dello scultore.
In lui un altro talento: l’abilità del racconto in sintesi.
Se a noi critici occorrono pagine e tante parole per far comprendere il gesto dell’artista, Mauro riesce a farlo in un unico scatto.
Occorre essere artisti per riconoscere e trasferire l’emozione dell’arte e Mauro Ceresa ci riesce completamente, narratore silente di momenti eterni.